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IL CUCCHIAIO AMARO

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L’esordio con gol, il rigore folle e il castigo di Guidolin. L’incredibile altalena del Mago di Cosmópolis.

Vi ricordate di Maicosuel Reginaldo do Matos o più semplicemente Maicosuel?

Nell’estate 2012 l’Udinese lo pescò dal Botafogo per aggredire una stagione che avrebbe dovuto spalancare le porte della Champions League. La legione straniera di Guidolin si arricchì dell’ennesimo fantasista brasiliano della storia della serie A che portava in dote un’aurea di scetticismo e un soprannome altisonante: O Mago. Per lui non era la prima esperienza europea, aveva già fatto discretamente in Bundesliga con la maglia dell’Hoffenheim.

Nella stagione precedente i friulani si erano visti sbarrare l’accesso alla coppa dalle grandi orecchie dai Gunners di Arsen Wenger, ma stavolta un sorteggio fortunato aveva riservato lo Sporting Braga, famoso più per la perla architettonica dello stadio, costruito nella roccia, che per i successi sportivi. Insomma il traguardo stavolta sembrava davvero vicino.
In Portogallo i bianconeri passarono in vantaggio con Basta e solo i miracoli del portiere Beto su Pereyra e Di Natale tennero in piedi la qualificazione prima del pareggio di Ismaily. Nel finale entrò anche O Mago che in pochissimi minuti non riuscì però a dimostrare il suo talento. Preoccupato? Macchè! Pochi giorni dopo bagnò l’esordio in serie A con un gol a Firenze e allora sì che a Udine si accorsero di lui.
Si arrivò così al fatidico ritorno di coppa, l’occasione giusta per festeggiare davanti al proprio pubblico.

Questa volta al vantaggio di Armero rispose Ruben Micael e Guidolin inserì Maicosuel al posto di Fabbrini alla ricerca del gol qualificazione. Niente da fare, dopo i supplementari si arrivò ai calci di rigore, ed è qui che cambiò la storia, e forse la carriera, del Mago.
Si presentò come terzo tiratore con la responsabilità di segnare per mettere pressione agli avversari. Lunga rincorsa, partenza lenta, i passettini che si fanno brevi vicino al pallone e…un cucchiaio tra le braccia di Beto rimasto immobile. Il numero del Mago non riuscì.

L’Udinese finì così per giocare la meno nobile Europa League e Maicosuel divenne bersaglio di scherno da parte di colleghi, stampa e tifosi. Persino Guidolin, tecnico più serafico e gentile di un catechista, lo punì lasciandolo fuori dai convocati per oltre un mese.

C’è da scommettere che sulle tribune del Friuli si siano dati di gomito tra grasse risate vedendolo rientrare in campo ma senza voltarsi indietro il brasiliano finì il campionato con venti presenze e due reti all’attivo. Discreta rivincita, penserete voi. Ma figuriamoci, a Maicosuel non bastava, e la stagione successiva, non contento, pensò bene di scrivere “Mago” sulla maglietta al posto del nome. Purtroppo le sue giocate non furono all’altezza del soprannome e a giugno tornò in Brasile.

O Mago Maicosuel

Il magro bottino di Maicosuel con la maglia dell’Udinese è stato di 40 presenze e 4 gol in due stagioni. Passerà alla storia per quel colpo in una notte di fine estate.

Eppure quel cucchiaio non è stato l’azzardo più grosso della sua carriera. D’altronde un ragazzino di Cosmópolis per emergere a San Paolo dovrà pur inventarsi qualcosa!
Un salto indietro di tre anni, Copa do Brasil 2009, O Mago indossa la casacca bianconera (quando si dice il destino) del Botafogo e si rende protagonista della lotteria dei rigori contro l’ Americano. Anche stavolta non è un errore qualsiasi, è un gesto consentito solo in Brasile, dove lo spettacolo viene prima di tutto.
Qui si può ingannare il portiere fintando il tiro, roba che da noi nemmeno al torneo dei bar! Così, dopo la solita rincorsa e la finta sul pallone, il portiere ci casca e si tuffa da una parte, niente di più semplice allora che calciare dall’altra…sul palo!

Chissà, forse se a Udine avessero saputo prima delle sue magie avrebbero fatto a meno del suo cilindro.




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